Femminicidi: la Confederazione, i Cantoni e i Comuni definiscono misure urgenti

Nella prima metà del 2025 sono state uccise 18 donne e ragazze. Di fronte a questa situazione allarmante, il comitato responsabile della Convenzione di Istanbul contro la violenza nei confronti delle donne (Confederazione, i Cantoni e i Comuni), coordinato dall’Ufficio federale per l’uguaglianza tra donna e uomo (UFU), chiede un'azione politica forte e concertata. Ha definito tre misure urgenti.

In Svizzera i primi sei mesi del 2025 sono stati drammatici per quanto riguarda la violenza domestica. Dal mese di gennaio, 18 donne e ragazze sono state uccise dal loro (ex)partner, dal padre o da un altro uomo. Questi femminicidi, così come quelli perpetrati negli anni precedenti, rappresentano l’apice della violenza contro le donne e richiedono un’azione politica forte e coordinata a tutti i livelli istituzionali, in collaborazione con la società civile.

Azioni concrete definite

Il Dipartimento federale dell'interno (DFI), in stretta collaborazione con il Dipartimento federale di giustizia e polizia (DFGP), le autorità cantonali e comunali ritengono necessario accelerare gli sforzi per garantire la sicurezza di tutte le donne in Svizzera. Su iniziativa della consigliera federale Elisabeth Baume-Schneider, il comitato responsabile del coordinamento dell’attuazione della Convenzione di Istanbul contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica si è riunito ieri in seduta straordinaria.

Per rafforzare concretamente e rapidamente l’assistenza istituzionale alle vittime e agli autori di violenza sin dai primi segnali di allarme, il comitato ha deciso di introdurre tre misure comuni da attuare senza indugio:

  • Mettere in atto soluzioni regionali per colmare le carenze in materia di posti nei rifugi e nelle case di accoglienza.
  • Rafforzare la prevenzione della violenza durante le fasi di separazione attraverso la formazione dei professionali e stabilire approcci standardizzati.
  • Introdurre un'analisi interistituzionale sistematica dei casi di femminicidio.

I progressi conseguiti grazie a queste misure saranno discussi nella prossima riunione ordinaria del comitato, prevista in autunno.

Lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica in Svizzera

Queste misure rientrano nella politica di lotta contro la violenza di genere condotta da diversi anni. La Svizzera ha ratificato la Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica (Convenzione di Istanbul) nel 2018. Da allora è stato adottato un piano d’azione nazionale (PAN CI) con 44 misure adottate dal Consiglio federale, con tre priorità tematiche: sensibilizzazione, formazione e lotta contro la violenza sessuale. Il prossimo novembre il DFI darà il via a un’importante campagna nazionale di sensibilizzazione su tutte le forme di violenza di genere.

Parallelamente, nel 2021 è stata adottata la roadmap sulla violenza domestica. Questa iniziativa, sostenuta dalla Confederazione e dai Cantoni e coordinata dal Dipartimento federale di giustizia e polizia (DFGP), mira specificamente a combattere la violenza domestica e sessuale e comprende settori quali la gestione delle minacce, la sorveglianza elettronica e l’aiuto alle vittime. In questo specifico settore è necessario potenziare rapidamente l'offerta di assistenza medico-legale alle vittime di violenza domestica e sessuale. Il DFGP presenterà quindi al Consiglio federale il messaggio per una revisione della legge sull'aiuto alle vittime di reati (LAV) prima del previsto, probabilmente già nell'autunno del 2025.

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Lacune nell’offerta di accoglienza per le persone vittime di violenza

Nonostante in Svizzera il numero di posti negli alloggi di emergenza e nelle strutture di accoglienza per vittime di violenza sia aumentato, la situazione attuale non permette di rispondere alla crescente richiesta di aiuto. Nella sua seduta del 25 giugno 2025, il Consiglio federale ha adottato un rapporto in cui esprime le sue preoccupazioni al riguardo e sostiene gli sforzi annunciati dai Cantoni per garantire che nelle varie regioni sia disponibile un’offerta sufficiente e adeguata alle esigenze specifiche dei diversi gruppi della popolazione.

Dal 2017, il numero delle case protette per donne vittime di violenza e dei posti offerti da queste strutture e dagli alloggi di emergenza è aumentato. L’offerta non permette però ancora di rispondere alla crescente richiesta: ne conseguono attese talvolta lunghe o addirittura un rifiuto di presa a carico. Le numerose lacune che continuano a persistere in ambito stazionario sono dovute al sovraccarico delle strutture, alla mancanza di personale o alla divergenza tra i posti disponibili e le esigenze delle persone in cerca di protezione. Gli alloggi di emergenza e le case protette sono infatti difficilmente accessibili per altre vittime di violenza come i giovani, le persone con disabilità o problemi di salute, le persone anziane, gli uomini e le persone LGBTIQ. Infine, la disponibilità di servizi varia molto tra le regioni, al loro interno e tra i centri urbani e le zone periferiche.

Questi risultati emergono dal rapporto del Consiglio federale in adempimento del postulato 23.3016 della Commissione della scienza, dell’educazione e della cultura del Consiglio nazionale. Il rapporto si basa sull’indagine condotta dalla Scuola universitaria professionale della Svizzera nordoccidentale e dalla Scuola universitaria di lavoro sociale di Friburgo su incarico della Conferenza delle direttrici e dei direttori cantonali delle opere sociali (CDOS).

Il Consiglio federale si dice preoccupato di questa situazione, che giudica insoddisfacente. Si rammarica che le raccomandazioni formulate dalla CDOS nel 2021 siano state attuate soltanto in parte e che l’obiettivo di finanziamento duraturo delle case protette per donne non sia stato del tutto raggiunto. Per questo motivo, accoglie con favore la decisione della CDOS di istituire un gruppo di lavoro incaricato di elaborare soluzioni fondate per tutte le regioni svizzere. Incoraggia inoltre i Cantoni a proseguire i loro sforzi, in particolare al fine di migliorare l’offerta e l’accessibilità delle case protette e degli alloggi di emergenza per tutte le vittime di violenza, di rafforzare il coordinamento delle prestazioni e il sostegno post-accoglienza, di potenziare l’informazione destinata ai gruppi target e di garantire un finanziamento duraturo delle prestazioni.

Dal canto suo, il Consiglio federale seguirà con attenzione il prosieguo dei lavori in corso a livello federale per prevenire e lottare contro la violenza. Queste attività permetteranno in particolar modo di far sì che le persone interessate siano meglio informate in merito alle offerte di aiuto disponibili e a come accedervi. Una revisione della legge federale concernente l’aiuto alle vittime di reati è in corso. Il Consiglio federale continuerà infine a impegnarsi nei campi di sua competenza, affinché tutte le vittime di violenza beneficino della protezione e del sostegno di cui necessitano.

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Calo di nascite e matrimoni anche nel 2024

Il 2024 è stato caratterizzato da un calo dei nati vivi per il terzo anno consecutivo. Anche il numero di matrimoni è diminuito, ma in questo caso per il secondo anno consecutivo. Il numero di decessi è rimasto complessivamente stabile, sebbene le tendenze varino a seconda del sesso e della fascia di età. Dal canto suo, invece, il numero di divorzi è aumentato. Questi sono alcuni dei risultati annuali definitivi relativi al 2024 della statistica del movimento naturale della popolazione realizzata dall'Ufficio federale di statistica (UST).

I risultati definitivi confermano le tendenze osservate al momento della pubblicazione dei dati provvisori nell'aprile 2025. In termini di nascite, i Paesi vicini (Francia, Italia, Austria e Germania) mostrano andamenti simili.

Nascite in calo per il terzo anno consecutivo

Nel 2024 la Svizzera ha registrato 78 300 nati vivi, ovvero 1800 (2,2%) in meno rispetto al 2023. Tale calo è inferiore a quelli osservati nel 2022 (-8,1%) e nel 2023 (-2,8%). Sempre nel 2024 il numero medio di figli per donna si attestava provvisoriamente a 1,29, un dato in costante diminuzione dal 2021.

Nel 2024 sono calate in particolare le nascite di terzi figli (-3,6%), seguite da quelle di secondi figli (-2,8%). Anche le nascite di primi figli sono diminuite, ma in modo meno marcato (-1,5%). Il calo del numero di nascite sta quindi rallentando l'espansione delle famiglie piuttosto che la fondazione di nuove. Queste tendenze sono già state osservate nei due anni precedenti.

Se si considera l'età della madre, dal 2023 il calo delle nascite è più pronunciato tra le donne sotto i 30 anni (-4,4%) che tra quelle di 30 anni o più (-1,5%). Il numero di nascite di primi figli è diminuito soprattutto tra le madri di meno di 30 anni (-452; -3,7%) e tra quelle di 40 anni o più (-48; -2,1%). L'età media delle madri alla nascita del primo figlio si attesta provvisoriamente a 31,3 anni.

A livello cantonale, il Vallese, Basilea Campagna e Appenzello Esterno sono stati gli unici a registrare un aumento delle nascite (tra il +0,2% e il +1,3%) nel 2024. I Cantoni ad aver presentato il calo maggiore sono stati Appenzello Interno, una parte dei Cantoni della Svizzera centrale, nonché Sciaffusa e Giura (i risultati devono essere interpretati con cautela nei Cantoni con un basso numero di osservazioni).

Aumento di decessi tra le donne dai 40 ai 79 anni

Nel 2024 in Svizzera sono decedute 71 900 persone, ovvero circa cento persone (0,2%) in più rispetto al 2023. Tra il 2023 e il 2024 il numero di decessi di uomini è leggermente aumentato (+0,3%), mentre quello di donne è rimasto stabile (0,0%). Le differenze nelle tendenze tra le età erano tuttavia più marcate per le donne: -3,6% di decessi per quelle sotto i 40 anni, +4,5% per quelle dai 40 ai 64 anni, +1,1% per quelle dai 65 ai 79 anni e -0,7% tra le donne di 80 anni o più. A titolo di paragone, per gli uomini l'andamento rispetto all'anno precedente variava tra il -0,6% e il +0,7% a seconda della fascia di età considerata. Nel complesso, l'aumento dei decessi è stato leggermente più pronunciato per le persone sotto i 65 anni (+0,9%) rispetto a quelle di 65 anni o più (+0,1%).

Secondo i dati definitivi, nel 2024 il numero di decessi è aumentato nella metà dei Cantoni. Le progressioni maggiori sono state rilevate nei Cantoni di Appenzello Esterno (+6,6%), Zugo (+5,6%) e Svitto (+5,2%). Nei Cantoni di Nidvaldo (-13,5%), Obvaldo (-7,9%) e Sciaffusa (-4,5%) sono invece stati registrati i cali più forti.

Nel 2024 l'incremento naturale, ovvero la differenza tra nascite e decessi, si attestava a 6300 persone, il che rappresenta il valore più basso registrato dal 1918. Per via del calo del numero di nascite e del leggero aumento del numero di decessi, dal 2023 l'incremento naturale della popolazione è diminuito del 23,0% (-1900 persone). Secondo i dati definitivi, nel 2024 quindici Cantoni hanno registrato più nascite che decessi. Il maggiore incremento naturale è stato rilevato nei Cantoni di Zurigo (+3100) e Vaud (+1600), mentre quello minore nel Cantone di Berna e in Ticino (-1100 per entrambi).

Meno matrimoni e più divorzi

Nel 2024 in Svizzera sono state celebrate 36 800 unioni, ovvero 1000 (2,6%) in meno rispetto al 2023, segnando il secondo anno consecutivo di calo. Ad eccezione degli anni 2020 e 2021, caratterizzati da restrizioni dovute alla pandemia, il numero di matrimoni non era così basso dal 1981 (35 800). Nel 2024 i matrimoni tra persone di sesso diverso sono stati 35 600 (-1,1%). Questi rappresentavano il 97% del numero totale di matrimoni. Rispetto al 2023, i matrimoni di coppie dello stesso sesso (800 nel 2024) e le conversioni di unioni domestiche registrate in matrimoni (300 nel 2024) hanno presentato un calo più marcato (risp. del -13,6% e del -59,1%). Ricordiamo che il matrimonio per tutti è entrato in vigore nel luglio 2022.

Sempre nel 2024, i matrimoni ad essersi conclusi con un divorzio sono stati 16 100, il che corrisponde a un aumento del 3,6% (+600) rispetto all'anno precedente. Di tutti questi divorzi, 35 riguardavano coppie dello stesso sesso. La durata media di un matrimonio al momento del divorzio è aumentata, passando a 15,8 anni (dato provvisorio).

521 cambiamenti di sesso nei registri dello stato civile

Dopo essere stati agevolati da una modifica legislativa all'inizio del 2022, i cambiamenti del sesso iscritto nel registro dello stato civile hanno continuato a diminuire. Sono passati da 713 nel 2023 a 521 nel 2024 (-26,9%). Nel 2024 il sesso iscritto nel registro dello stato civile è stato cambiato in 258 casi da «uomo» a «donna» e in 263 da «donna» a «uomo». Quasi tre quarti di questi cambiamenti hanno riguardato persone dai 15 ai 29 anni di età e quasi la metà sono stati registrati nella regione del Lemano e in quella di Zurigo.

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La maggior parte dei giovani punta alla formazione professionale di base

Nell’estate 2025 oltre 96 000 giovani devono compiere la propria scelta formativa. La maggior parte di loro vorrebbe iniziare una formazione professionale di base, mentre le scuole di maturità e le scuole specializzate sono al secondo posto tra le preferenze. Questi i risultati del barometro della transizione del mese di aprile.

Secondo il sondaggio, condotto nei primi mesi del 2025, il 60 % dei giovani ha già trovato una soluzione sicura per proseguire la formazione dopo la scuola dell’obbligo. Si tratta di una percentuale simile a quelle registrate negli anni precedenti (2024: 64 %, 2023: 63 %). Tra i giovani interessati a un posto di tirocinio il 63 % ha già sottoscritto un contratto e un altro 11 % ha ricevuto una conferma orale.

Nelle scelte si riscontrano differenze tra i sessi: mentre i ragazzi preferiscono la formazione professionale di base (60 %), le ragazze sono più orientate verso la formazione di cultura generale (51 %) e prediligono le scuole specializzate o di maturità.

Supporto dei genitori e minore interesse per le offerte transitorie

Nella transizione verso il livello secondario II i genitori svolgono un ruolo molto importante: l’81 % dei giovani dichiara infatti di aver ricevuto sostegno da parte loro nella scelta della formazione. La stragrande maggioranza ritiene che i propri genitori abbiano una conoscenza buona o addirittura molto buona del sistema formativo svizzero. Tra i giovani provenienti da un contesto migratorio questo dato è nettamente inferiore. Per quanto riguarda le offerte transitorie, si registra un calo dell’interesse: l’anno intermedio viene preso in considerazione solo dal 14 % del campione (2024: 17 %) e diminuisce, di poco, anche la percentuale di coloro che vorrebbero frequentare una formazione transitoria (12 %).

Offerta di posti di tirocinio stabile e preferenze professionali invariate

Sul fronte delle imprese la situazione rimane pressoché invariata. Nelle imprese intervistate che offrono posti di tirocinio (57 %) al momento della rilevazione il 67 % di questi posti era già stato assegnato. Per quanto riguarda i posti vacanti non si registrano variazioni significative rispetto all’anno scorso: il 78 % delle aziende ha mantenuto costante la propria offerta, l’11 % l’ha aumentata e il 10 % l’ha ridotta. Il 91 % dei posti di tirocinio offerti porta al conseguimento di un attestato federale di capacità (AFC), mentre l’8 % si conclude con un certificato federale di formazione pratica (CFP). Circa la metà delle aziende formatrici permette di frequentare in parallelo le lezioni per il conseguimento della maturità professionale (MP1). Anche le preferenze dei giovani si sono mantenute stabili, con le 10 professioni più gettonate che corrispondono in gran parte a quelle del 2024. Ai primi posti troviamo ancora gli impiegati di commercio, gli operatori sociosanitari, gli informatici e gli impiegati del commercio al dettaglio. Nella fascia più alta della classifica fa il suo ingresso la professione di falegname.

Informazioni sul sondaggio

Il barometro della transizione è un rilevamento effettuato due volte all’anno che illustra la situazione nella fase di transizione tra la scuola dell’obbligo e la formazione postobbligatoria. L’indagine viene svolta da gfs.bern per conto della Segreteria di Stato per la formazione, la ricerca e l’innovazione (SEFRI). Il rilevamento si è svolto in forma scritta: tra marzo e aprile 2025 sono stati interpellati circa 7700 giovani e 5000 imprese. I risultati del sondaggio di agosto verranno pubblicati alla fine di ottobre 2025.

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Aiuto alle vittime: oltre 50 000 consultazioni nel 2024

Nel 2024 i centri di aiuto alle vittime di reati hanno registrato 51 547 consultazioni a seguito di reati contro l'integrità fisica, psichica o sessuale. Ciò rappresenta un aumento del 5% rispetto al 2023. L'ammontare degli indennizzi o delle riparazioni morali concessi dai Cantoni alle vittime di reati o ai loro congiunti è stato di oltre 6,5 milioni di franchi. Queste cifre sono tratte dalla statistica degli aiuti alle vittime di reati realizzata dall'Ufficio federale di statistica (UST).

Dall'inizio dell'indagine nel 2000, il numero di consultazioni ha superato per la prima volta quota 50 000 in un anno. Delle 51 547 consultazioni rilevate nel 2024 in virtù della legge federale concernente l'aiuto alle vittime di reati (LAV) o della legge federale sulle misure coercitive a scopo assistenziale e i collocamenti extrafamiliari prima del 1981 (LMCCE), quasi tre quarti delle vittime o dei loro congiunti sono donne. Il 18% era minorenne al momento della consultazione e poco meno della metà delle persone interessate era di nazionalità svizzera.

Il 46% delle consultazioni ha riguardato lesioni personali o vie di fatto, mentre un terzo estorsioni e minacce o coazioni. Un reato contro l'integrità sessuale è menzionato nel 30% delle consultazioni. È bene tener presente, però, che per un'unica consulenza possono essere indicati diversi reati.

Inoltre, nel 71% dei casi registrati la vittima ha indicato di conoscere il presunto autore del reato. Nel 78% dei casi questi ultimi sono uomini e in poco meno di quattro consultazioni su dieci si trattava del coniuge o dell'ex coniuge della vittima. 

Aumento dell'8,5% degli importi concessi 

Delle 1098 domande di indennizzo, di acconti su indennizzi e/o di riparazioni morali registrate dai Cantoni nel 2024, ne è stato accolto il 71%. La somma totale degli indennizzi versati dai Cantoni ammontava a 1,2 milioni di franchi. Il totale delle riparazioni morali si attesta invece a 5,3 milioni di franchi, il che corrisponde complessivamente a un aumento dell'8,5% rispetto al 2023.

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Il Consiglio federale intende modernizzare la procedura in materia di diritto di famiglia

Se in una separazione o in un divorzio sono coinvolti minori, le autorità competenti devono regolare gli aspetti che li riguardano. Nel suo rapporto del 6 giugno 2025, il Consiglio federale giunge alla conclusione che le competenze per statuire in merito a questi aspetti vadano uniformate e la procedura semplificata. Il rapporto si fonda su conoscenze scientifiche e dati empirici emersi da un sondaggio. Poiché di fatto le strutture familiari sono fortemente cambiate, il Consiglio federale ritiene necessario modificare la procedura in materia di diritto di famiglia. La consultazione su un pertinente progetto è prevista per la fine 2026.

Le forme di convivenza e le strutture familiari sono fortemente mutate negli ultimi decenni. È aumentato il numero dei figli di genitori non coniugati e molti bambini non vivono quotidianamente con entrambi i genitori. Per tener conto di questa realtà sociale, negli ultimi anni il diritto materiale di famiglia è stato adeguato.

A più riprese il Consiglio federale e il Parlamento (postulati Schwander 19.3478, Müller-Altermatt 19.3503, CAG-N 22.3380, Gysin 22.4540 e Feri 23.3047) hanno rilevato la necessità di adeguare ed eventualmente modernizzare la procedura in materia di diritto di famiglia soprattutto se sono coinvolti minori. A questa conclusione sono giunti anche i ricercatori e gli operatori del settore; inoltre, lo confermano i dati di un sondaggio condotto nei Cantoni, i dibattiti tenuti in occasione di un evento pubblico sul tema e una perizia giuridica esterna commissionata dall’Amministrazione.

Attenuare più rapidamente i conflitti grazie a procedure veloci e semplici

Sulla base delle conoscenze acquisite, nel rapporto del 6 giugno 2025 il Consiglio federale ha espresso la volontà di migliorare la procedura in materia di diritto di famiglia e di modificare in tempi brevi il Codice di procedura civile e il Codice civile. In questo modo intende semplificare la procedura giudiziale volta a definire gli effetti di una separazione o di un divorzio. In particolare, si dovrà tenere maggiormente conto delle peculiarità delle controversie familiari nel caso in cui siano coinvolti dei minori. In una prima fase, i giudici dovranno cercare di mettere d’accordo il più rapidamente possibile i membri della famiglia coinvolti. Se non ci riescono, una procedura, per lo più verbale, avrà lo scopo di regolare in tempi brevi i rapporti familiari e quindi distendere la situazione.

Soluzioni concordate dei conflitti rafforzano il rapporto tra genitori e figli

Una separazione o un divorzio è spesso una fase difficile per tutti i membri della famiglia. Tuttavia, il figlio non deve soffrire per i continui conflitti dei genitori, ma deve poter vivere un rapporto solido con ciascuno di loro. Il Consiglio federale intende pertanto disciplinare per legge e incoraggiare il ricorso nelle procedure familiari a diversi metodi di risoluzione dei conflitti. Soluzioni condivise dai membri della famiglia creano solitamente rapporti più stabili e meno tesi dopo una separazione o un divorzio. Per il Consiglio federale è inoltre fondamentale l’interdisciplinarità, che va garantita coinvolgendo esperti di diverse discipline come, ad esempio, psicologi e assistenti sociali.

La revisione della procedura in materia di diritto di famiglia prevede inoltre di uniformare le competenze concernenti la valutazione degli interessi dei figli: secondo il diritto vigente spetta all’autorità di protezione dei minori e degli adulti (APMA) o al giudice civile decidere in merito a questioni riguardanti il minore (attribuzione dell’autorità parentale, disciplinamento della custodia e delle relazioni personali o della partecipazione alla cura, mantenimento). La responsabilità dipende dall’oggetto litigioso e dallo stato civile dei genitori: se sono contestati i contributi di mantenimento, è competente solamente il giudice. In tutte le altre questioni, la decisione spetta al giudice se i genitori sono coniugati, mentre se non lo sono spetta all’APMA. Queste differenti competenze non sono più giustificate. Secondo il Consiglio federale tale compito spetta ai giudici; tuttavia, verificherà approfonditamente questo aspetto nel corso dei lavori successivi.

I punti chiave illustrati nel rapporto costituiscono la base per i lavori successivi in vista di un progetto da porre in consultazione, che il Consiglio federale adotterà presumibilmente a fine 2026. I Cantoni e gli operatori del settore saranno coinvolti nei lavori preparatori per tenere debitamente conto delle loro esigenze.

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